È uno dei paesi più conservatori al mondo che ora prova a cambiare. Così in Arabia Saudita, dopo oltre 60 anni trascorsi sul sedile del passeggero, 15,1 milioni di donne possono - dal 24 giugno - mettersi al volante e guidare un’auto.
Questa rivoluzione servirà anche all’economia saudita, caduta in recessione nel 2017 quando il Pil è sceso dello 0,5% a causa della ridotta produzione petrolifera. Anche le vendite di auto nuove sono diminuite del 22,3% lo scorso anno, scendendo a 536.767 veicoli.
L'anno scorso il re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud aveva firmato un decreto che apriva alle donne la possibilità di guidare. Suo figlio, il principe ereditario Mohammed bin Salman, ha poi definito un piano, chiamato Vision 2030, per diversificare l'economia del paese, troppo dipendente dal petrolio.
Il programma include la riduzione del tasso di disoccupazione dall'11,6% al 7% e l'aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro dal 22% al 30% - quella maschile è, invece, pari al 79%. Secondo le intenzioni del governo, la possibilità di prendere la patente dovrebbe facilitare l’attuazione del programma.
Mentre non è chiaro quanto il provvedimento possa davvero aumentare l’occupazione femminile, un altro effetto dovrebbe essere più scontato. Nel paese vi sono 1,67 milioni di “domestici”, perlopiù provenienti da India e Bangladesh, impiegati dalle famiglie saudite. Di questi 1,38 milioni sono autisti. Per loro, da oggi, il posto di lavoro potrebbe essere a rischio. In questo modo il paese cerca di mettersi alle spalle decenni di conservatorismo.