Si aggrava in Svezia la crisi politica aperta dai risultati delle elezioni parlamentari del 9 settembre scorso. Il leader dei conservatori (NyaModeraterna), Ulf Kristersson, che aveva ricevuto l'incarico di formare un governo di coalizione, ha annunciato che il tentativo (con socialdemocratici e Verdi) è fallito. Ha, quindi, rinunciato al mandato.
L'instabilità e ingovernabilità della massima potenza industriale e militare del Nord e paese-modello di welfare e competitività, fatto assolutamente inedito in decenni di storia a Stoccolma, deriva dai risultati frammentari delle elezioni del 9 settembre.
Adesso toccherà al primo ministro in carica, Stefan Löfven, cercare di costituire un esecutivo, dopo il fallimento di Kristersson. E, Löfven, ha due settimane di tempo per riuscirci.
Si concretizza, dunque, il rischio di voto anticipato (che si terrebbe entro tre mesi). Si tratta di uno scenario inedito nella storia svedese. Il che assume ancora più rilevanza in un momento di instabilità generale nell’Ue e di crescenti tensioni tra i cinque paesi nordici e la Russia a causa delle provocazioni militari e delle attività di spionaggio da parte di Mosca.