Non soltanto gli Stati Uniti e l’incredibile attacco alle Torri Gemelle. Anche il Cile ha il suo 11 settembre. Sono passati 50 anni da quando, in una mattina di fine estate del 1973, si verificò uno degli episodi più violenti della storia del Paese e dell’intera America Latina. Con un colpo di Stato, il generale Augusto Pinochet prese il potere dal governo socialista democraticamente eletto di Salvador Allende.
Anche se è passato mezzo secolo, la ferita non si è ancora rimarginata del tutto considerato il fatto che da qual momento in poi iniziò la dittatura tra le più feroci della storia contemporanea, durata quasi 20 anni. Tant’è vero che proprio qualche settimana fa il presidente cileno Gabriel Boric ha presentato il Piano nazionale per la ricerca della verità e della giustizia, che mira a chiarire le circostanze della scomparsa o della morte e il destino delle vittime della sparizione forzata della dittatura. I desaparecidos, secondo le cifre ufficiali, sono migliaia e non sono stati dimenticati dall'opinione pubblica.
Il programma di Salvador Allende era quello di costruire uno Stato popolare e un’economia pianificata guidata dallo Stato rifuggendo quella visione di stampo neoliberista che privilegiava gli investimenti privati e il mercato. In coerenza con la sua visione marxista, dopo le elezioni vinte democraticamente nel 1970, Allende che era un medico, aveva attuato una serie di nazionalizzazioni e di riforme considerate radicali.
Ma le sue idee avevano incontrato una forte opposizione, dentro e soprattutto fuori dal Paese. Il contesto peraltro era ancora quello della Guerra Fredda, e per questo il governo degli Stati Uniti avrebbe offerto un sostegno seppure mascherato al tentativo di rovesciare il governo cileno: Washington si sentiva minacciata dall’espansione comunista.
I numeri dicono che in quei 17 anni di dittatura, almeno 3.200 persone sono state uccise o scomparse. Ma i numeri non sono ancora definitivi. Secondo alcuni rapporti, sarebbero addirittura più di 20 mila le vittime della repressione dittatoriale.
Oggi in Cile il 79 per cento dei 20 milioni di abitanti è nato dopo il colpo di Stato militare. Eppure è stata proprio questa nuova generazione a compiere nel 2019 una rivolta contro la disuguaglianza sociale, puntando il dito contro l’eredità di Pinochet e la Costituzione ultraliberista nata sotto il suo regime. Questa rivolta ha portato al potere il giovane presidente dell’Unione della Sinistra, Gabriel Boric.