Confrontate le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) negli ultimi cinque anni (2014-2018) con i rispettivi limiti suggeriti dall’Oms. I risultati sono sconfortanti.
Solo il 15% delle città ha raggiunto nei 5 anni un voto sufficiente: Sassari (voto 9), Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania e Viterbo (voto 7), L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (voto 6).
L’85% è invece sotto la sufficienza: fanalini di coda Torino, Roma, Palermo, Milano e Como (voto 0). I dati sono contenuti in un rapporto di Legambiente ‘Mal’aria edizione speciale’, che presenta le pagelle sulla qualità dell’aria di 97 città italiane.
L’Organizzazione prova poi a indicare una via: “Il governo italiano grazie al Recovery Fund ha un’occasione irripetibile per modernizzare davvero il Paese partendo dalle città con interventi strutturali che mettano al centro la mobilità sostenibile, elettrica, condivisa, ciclopedonale e multimodale”.