Sabato scorso (3 agosto) si è concluso l’International Negotiating Committee al quale hanno partecipato 175 paesi che hanno approvato la realizzazione di una bozza di accordo sull’abbattimento della plastica che sarà esaminata a novembre a Nairobi, con l’obiettivo di un trattato finale entro il 2024.
Ogni anno l’umanità produce circa 430 milioni di tonnellate di plastica. Di questi, meno del 10 per cento viene riciclato e si stima che ogni anno 19-23 milioni di tonnellate finiscano nei laghi, nei fiumi e nei mari (dati Onu), quasi quanto il peso di 2.200 torri Eiffel tutte insieme.
La plastica è ovunque e ogni persona consuma più di 50.000 particelle di plastica all’anno (molte di più se si considera l’inalazione) e i danni per specie e salute umana sono (quasi) irreversibili.
Un inquinamento che potrebbe essere ridotto dell’80% entro il 2040 se i Paesi e le aziende effettuassero profondi cambiamenti politici e di mercato utilizzando le tecnologie esistenti, rileva l’Unep.
Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, il rapporto indica soluzioni basate sulle 3 R: riuso (consentirebbe di avere un taglio del 30 per cento dell’inquinamento nei prossimi 17 anni); riciclo (per un ulteriore 20 per cento in meno e fino al 50 per cento eliminando i sussidi ai combustibili fossili e rafforzando le linee guida per migliorare la riciclabilità) e riorientando la produzione (il 17 per cento in meno usando materiali alternativi).
Peraltro, il passaggio a un’economia circolare comporterebbe un risparmio diretto e indiretto intorno a 4.500 miliardi di dollari e un aumento netto di 700mila posti di lavoro entro il 2040. I costi per i cambiamenti raccomandati sono significativi ma inferiori a quanto si spenderebbe in assenza di una modifica sistemica: 65 miliardi di dollari all’anno rispetto a 113 mld.
Occorre, inoltre, considerare che la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7 per cento delle emissioni globali di gas serra e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5 per cento entro il 2060, se le tendenze attuali continueranno senza controllo. Dunque: continuare nella direzione attuale o provare a raddrizzare la rotta del Pianeta?