Alcuni mutamenti, sebbene siano marginali, sono comunque in atto: le persone cominciano a considerare l’opzione di assumere comportamenti più eco-compatibili. Qualcuno acquista un’auto elettrica, altri rendono la propria abitazione più efficiente. Ma il rischio è di continuare a sottovalutare la minaccia del carbonio, quello già accumulato nell’atmosfera. Non quello che verrà emesso domani o dopodomani.
Si tratta di distinguere tra flusso e stock di carbonio. Il problema è quest’ultimo, ovvero lo stock di carbonio accumulato nell’atmosfera: è questo che regola il livello di riscaldamento. Coloro che ad esempio di chiedevano se durante la pandemia, diminuendo le emissioni, si sarebbero ridotte anche le temperature, non avevano messo a fuoco il problema. Pensavano al flusso e non allo stock.
Lo schema interpretativo corretto è quello della vasca da bagno. Finché nella vasca (lo stock di carbonio nell'atmosfera) entra dal rubinetto una quantità maggiore di acqua (le nostre emissioni) di quella che viene scaricata dal lavandino (le foreste pluviali, gli oceani e così via), il livello di acqua nella vasca continuerà a salire.
Gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi mai registrati, così come venti degli ultimi ventidue. Questa costante tendenza al riscaldamento è una conseguenza diretta dell’aumento dell’acqua nella vasca da bagno. La situazione non potrà che peggiorare, dato che lo stock di CO2 aumenta di anno in anno.
In estrema sintesi, i più ricchi creano CO2 attraverso il consumo, il controllo della produzione e il condizionamento della democrazia. Ora non vorrebbero che nuove scelte possano alterare gli equilibri in gioco: dopotutto, sviluppare misure di welfare state e valutare un impegno maggiore da parte dello Stato per una svolta verde sono obiettivi che potrebbero rafforzare “nemici” potenti, mettendo in discussione lo status quo. Questa è l’impasse planetaria in cui ci troviamo.