Le piattaforme di ghiaccio sul versante orientale della penisola antartica sarebbero ormai prossime al collasso per effetto dello scioglimento che, negli ultimi 300 anni, si è verificato con un ritmo senza precedenti.
Il fenomeno potrebbe essere legato al cambiamento della circolazione dei venti e, in tempi più recenti, ai gas serra e all’assottigliamento dello strato di ozono dovuti, più direttamente, all’attività dell’uomo.
A indicarlo sono antiche alghe unicellulari intrappolate nei sedimenti marini: nei loro atomi sono registrati ben 6.250 anni di storia dei ghiacci, ricostruiti sulla rivista Scientific Reports da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dalla British Antarctic Survey.
Le varianti degli atomi presenti (isotopi) all’interno delle alghe diatomee permettono di ricostruire quanta acqua è stata prodotta dallo scioglimento dei ghiacci in un dato periodo storico.
Dalle analisi è emerso come il fenomeno abbia iniziato ad accelerare dopo il 1400, con due evidenti impennate dopo il 1706 e il 1912. I dati dimostrano quindi che le piattaforme di ghiaccio della regione si sono assottigliate con un ritmo crescente per circa 300 anni, e questo potrebbe predisporle al collasso con l'intensificazione del riscaldamento globale dovuto all’uomo.