La perdita di biodiversità costa più di una volta e mezza il Prodotto interno lordo globale, per una cifra che raggiunge i 145.000 miliardi di dollari l’anno: è il dato presentato da Sir Robert Watson, uno dei maggiori esperti internazionali delle tematiche ambientali, in occasione dell’Aurelio Peccei Lecture, organizzata da Wwf Italia, Club di Roma e Fondazione Aurelio Peccei, con il sostegno di Novamont. “I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità - ha spiegato Watson - non possono più essere considerati questioni separate, devono essere affrontate insieme e ora. Per questo occorre una politica globale, senza compromessi al ribasso”.
Citando un recente rapporto dell’Ipbes (Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), l’esperto ha osservato che “nei prossimi decenni, almeno un milione di specie viventi, su una stima di 8 milioni, saranno in via di estinzione, una perdita del 15% della biodiversità che non indica un’estinzione di massa, ma che è comunque inaccettabile”.
In particolare, ha aggiunto Watson, “negli ultimi 50 anni l'intervento umano ha trasformato significativamente il 75% della superficie delle terre emerse, provocato impatti cumulativi per il 66% delle aree oceaniche e distrutto l’85% delle zone umide”.
Il problema è che lo sconcertante tasso di cambiamento globale della struttura e delle dinamiche degli ecosistemi della Terra ha avuto luogo in particolare negli ultimi 50 anni e non ha precedenti nella storia dell’umanità.