L’Italia è prima in Europa (e 11° nel mondo) per morti premature da esposizione alle polveri sottili PM2.5. È questo l’allarme lanciato sulla rivista The Lancet. Solo nel 2016 nel nostro Paese sono stati ben 45.600 i decessi in età precoce, con una perdita economica di oltre 20 milioni di euro, la peggiore in Europa.
La salute futura di un’intera generazione è così minacciata: il cambiamento climatico rende sempre più plausibile l’arrivo in paesi come l’Italia di nuove malattie infettive. Tra queste, la febbre Dengue: in Italia la probabilità che una zanzara vettore trasmetta l’infezione a partire da un individuo infetto è raddoppiata dal 1980. Anche il colera fa più paura nel mondo, aumentando, parallelamente all'innalzamento delle temperature, la possibilità di epidemie anche in paesi normalmente non interessati dall’infezione. E ancora, il clima arroventato ha già causato molte vittime attraverso le ondate di calore che aumentano il rischio di ictus e problemi renali gravi nelle persone vulnerabili.
Peggio ancora, il surriscaldamento causa anche povertà: si stimano in 45 miliardi (1,7 mln in Italia) le ore di lavoro perse in più nel 2018 rispetto al 2000. Non è tutto qui. I problemi climatici causano poi malnutrizione. Ad esempio, in Italia il potenziale di raccolto si è ridotto per tutte le coltivazioni alimentari di base (dagli anni '60 quello del mais si è ridotto del 10,2%, quello del grano invernale del 5%, della soia del 7%, del riso del 5%).
Un circolo vizioso che occorre interrompere.