Nell’Atlantico c’è più plastica del previsto: la sua quantità è almeno 10 volte maggiore di quanto si pensava finora. Lo indica una ricerca (pubblicata su Nature Communications) che ha misurato per la prima volta i frammenti invisibili perché si trovano in profondità, stimando che nei primi 200 metri sotto la superficie siano circa 21 milioni di tonnellate.
“Per determinare i pericoli della contaminazione da plastica per l’ambiente e per gli esseri umani, abbiamo bisogno di buone stime della quantità e delle caratteristiche di questo materiale, di come entra nell’oceano, di come si degrada e quindi di quanto sia tossico a queste concentrazioni - rileva Richard Lampitt, ricercatore del britannico National Oceanography Center -. Finora gli scienziati hanno avuto una comprensione del tutto inadeguata anche del più semplice di questi fattori, cioè della quantità di plastica negli oceani”.
I ricercatori hanno raccolto campioni di acqua in 12 siti lungo un’area che si estende per 10.000 chilometri da Nord a Sud nell’Oceano Atlantico. In particolare è stata misurata la quantità di particelle di polietilene, polipropilene e polistirene, le tre materie plastiche più comuni che insieme costituiscono oltre la metà dei rifiuti di plastica globali.
In ciascun sito sono stati raccolti campioni da tre profondità: a 10 metri, 30 metri e a 100 metri. Sono state rivelate fino a 7.000 particelle di questi tre tipi di polimeri (di dimensioni comprese fra 32 e 651 milionesimi di metro) per metro cubo di acqua. Secondo la stima dei ricercatori la massa di microplastiche ‘invisibili’ che si trova nei primi 200 metri dell’Oceano Atlantico è compresa fra 12 e 21 milioni di tonnellate.
Inoltre, sulla base delle tendenze di generazione dei rifiuti di plastica dal 1950 a oggi, gli autori calcolano che la quantità di plastica finita nelle acque e nei sedimenti dell’Atlantico sia compresa tra 17 e 47 milioni di tonnellate.