In poco meno di 50 anni sono andati persi oltre i due terzi della fauna selvatica mondiale. È quanto emerge dal rapporto biennale del Wwf ‘Living Planet Index’ su oltre 4.000 specie di vertebrati.
Il Wwf sottolinea che il “declino catastrofico” in corso non mostra segni di rallentamento e che fenomeni come la deforestazione e l’espansione delle coltivazioni hanno determinato il 68% del calo della fauna mondiale – mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci – tra il 1970 e il 2016.
La fauna è “in caduta libera” mentre bruciamo foreste, peschiamo troppo nei nostri mari e distruggiamo aree selvagge, afferma Tanya Steele, amministratore delegato del Wwf. “Stiamo distruggendo il nostro mondo – l’unico posto che chiamiamo casa – rischiando la nostra salute, sicurezza e sopravvivenza qui sulla Terra. Ora la natura ci sta inviando un disperato SOS e il tempo sta scadendo”, ha aggiunto.
Il declino è una chiara prova del danno che l’attività umana sta arrecando alla natura, spiega Andrew Terry, direttore del reparto Conservazione presso la Zoological Society of London: “Se non cambierà nulla, le popolazioni continueranno senza dubbio a diminuire, portando la fauna selvatica all’estinzione e minacciando l’integrità degli ecosistemi da cui dipendiamo”.