“Il peggio deve ancora venire e a pagarne il prezzo saranno i nostri figli e nipoti, più che noi stessi”. È l’allarme lanciato dal rapporto sul clima del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite al quale hanno lavorato 234 scienziati di 195 Paesi.
La proposta per riportare il termometro in equilibrio consiste nel dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e portarle a uno zero netto entro il 2050. Se non si inverte la rotta - evidenziano gli scienziati - nel 2030 potremmo arrivare a 3 gradi e nel 2.100 fino a 4.
Il tutto, mentre si susseguono disastri naturali in tutto il mondo, dalle inondazioni in Germania e Cina ai maxi incendi in Europa e Nord America. Una delle questioni centrali sarà quindi la capacità del mondo di limitare il riscaldamento globale a +1,5°C rispetto all’era preindustriale, obiettivo ideale dell’Accordo di Parigi.
Ma per riuscirci occorre ridurre drasticamente le emissioni. Oggi l’umanità emette circa 40 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Il report evidenzia la necessità di scendere a circa 5 mld entro il 2050.
“Non possiamo permetterci di aspettare due, cinque o 10 anni: questo è il momento, o si agisce ora o non avremo più tempo”. Sono le dure parole del presidente designato della Conferenza mondiale dell’Onu (COP26) sul clima, Alok Sharma. Il capo del vertice in programma a novembre a Glasgow, in Scozia, evidenzia che il rapporto dell’Ipcc mostra che il mondo è sull’orlo di un potenziale disastro.
Attenzione, il processo è ormai innescato. Secondo il rapporto, qualunque scelta prenderanno i governi nei prossimi due decenni la situazione è destinata a peggiorare. Tuttavia, c’è una buona notizia: qualora si riuscisse per il 2050 ad arrivare a zero emissioni, entro il 2100 l’incremento della temperatura dovrebbe arrestarsi intorno ai 1,4 gradi. ‘Just in time’, si potrebbe dire nella lingua dell’economia più inquinante al mondo, quella statunitense, in termini di emissioni di CO2 procapite.
Tutti questi dati ci ricordano in ogni caso che invadere le città di auto elettriche e puntare tutto sulle energie rinnovabili non basterà. Occorre, piuttosto, modificare i modelli di produzione e consumo, e quindi comportamentali.