Pesa 57,4 milioni di tonnellate la montagna di termoplastiche, schiume, pellicole e circuiti vari censita quest’anno a livello globale. Sono i preziosi rifiuti di apparecchiature elettroniche ed elettriche (Raee). Una mole di materiali superiore a quella della Grande Muraglia cinese, già di per sé la creazione umana più pesante del pianeta.
Secondo il Global E-waste Monitor del 2020, i Raee generati l’anno precedente sono stati 53,6 milioni di tonnellate, in aumento del 21% rispetto al 2014. Entro il 2030 la massa salirà a 74 Mt (megatonnellate). Mentre la produzione globale di rifiuti elettronici cresce di due megatonnellate l’anno a causa dei tassi di consumo più elevati (+3% annuo), dei cicli di vita più brevi e delle limitate opzioni di riparazione.
In Europa, presso una famiglia media, 11 articoli elettronici su 72 rimangono inutilizzati o guasti. E ogni anno ciascun cittadino accumula altri 4-5 chili di dispositivi che rimangono abbandonati in un cassetto prima di venire smaltiti.
Che fare? Occorre promuovere l’economia circolare degli ‘e-product’. Ogni tonnellata di Raee riciclata evita l’emissione di circa 2 tonnellate di CO2. Dunque la parola chiave è ‘riciclo’. Anche perché i Raee sono un po’ come il pozzo di San Patrizio: un milione di telefonini contiene circa 24 chilogrammi d’oro, insieme a 16 chili di rame, 350 di argento e 14 di palladio.
Tutte risorse che potrebbero essere recuperate e restituite al ciclo produttivo per ridurre le emissioni e salvaguardare l'ambiente. E invece non è quello che accade come ci ricordano quelle 57 milioni di tonnellate.