Fino a oggi nel mondo sono state generate 6,3 miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica: lo rileva uno studio del 2015 della britannica Ellen McArthur Foundation. Il 90% di questa spazzatura non si decompone per almeno 500 anni continuando a inquinare il cibo, l’acqua e l’aria.
Porre fine all'inquinamento della plastica entro il 2020 non sarà facile: attualmente pesa come l’equivalente di oltre un miliardo di elefanti africani, per fare un esempio d’impatto. Il fatto di essere un materiale facilmente disponibile, economico e durevole non fa che aggravare il problema: ogni anno vengono consumate 480 miliardi di bottiglie di plastica.
Se non ci sarà un cambiamento nella produzione e nel confezionamento, la massa di plastica in circolazione raddoppierà nei prossimi trent'anni e negli oceani sarà più numerosa dei pesci. Tra i paesi maggiormente responsabili di questo disastro ecologico c’è la Cina, anche perché raccoglie parte di questo tipo di rifiuti dal resto del mondo per riciclarli ma non sempre questo avviene.
Si stima che ogni anno nel mare finiscano almeno 8 milioni di tonnellate di plastica, vale a dire un camion al minuto: entro il 2030 questo numero salirà a due al minuto, nel 2050 a quattro. Oltre a questo problema, però, va ricordato che il più grande inquinatore degli oceani sono i mozziconi di sigaretta.
Le materie plastiche rappresentano un rischio per l’ambiente perché uccidono gli animali marini che soffocano con i detriti, scambiati per cibo. Un danno che Trucost, divisione di ricerca di Standard & Poor’s, quantifica in 75 miliardi di dollari. Va detto però che, sempre secondo la stessa fonte, al momento sostituire completamente la plastica potrebbe non essere così conveniente: le attuali alternative alla plastica quadruplicherebbero i costi ambientali aumentando l’impronta di carbonio.