Molti economisti in Cina hanno invitato da tempo il Partito Comunista ad abbandonare la propria ossessione verso esasperati obiettivi di crescita economica. Ora sembrano aver raggiunto il loro obiettivo.
Il presidente cinese Xi Jinping la scorsa settimana ha dichiarato la sua intenzione di costruire un "grande paese socialista moderno" entro il 2050. Ma non ha fissato alcun target specifico sul pil per gli anni successivi al 2020. A conferma di ciò basti osservare che ha citato l'ambiente 89 volte nel suo discorso di tre ore e mezzo, mentre l'economia cinese è stata menzionata solo 70 volte.
Sono novità importanti rispetto al passato. Nel 2012, il predecessore di Xi, Hu Jintao, aveva dichiarato che lo sviluppo economico era il compito principale del partito. E nel 2015, Xi stesso aveva promesso che la crescita non sarebbe scesa al di sotto del 6,5% nei cinque anni successivi.
Ora, però, numerosi economisti sostengono che le società pubbliche e gli amministratori locali per inseguire la cultura della crescita a tutti i costi si sono indebitati sempre di più per finanziare investimenti eccessivi in progetti inutili. Che, tuttavia, hanno contribuito ad aumentare il pil, ma anche ad incrementare il rischio di causare più disuguaglianza e distorsioni nell’economia.
Per questi ultimi motivi Xi ha cominciato a minimizzare la necessità di perseguire costantemente obiettivi molto performanti. Ecco allora che la crescita futura, anche se più lenta, potrebbe rivelarsi più equilibrata e sostenibile nel lungo periodo.