A volte un viaggio da studente ti cambia la vita. A volte la cambia a un Paese intero. In questo caso il viaggio lo fece una studentessa costaricana, a Parigi: ne rimase tanto affascinata da rendersi conto, tornando casa, che qualcosa andava fatto per migliorare la qualità della vita in patria. La giovane in questione è Claudia Dobles, ora 38enne, che – anni dopo quella missione europea - avrebbe sposato colui che dal 2018 è il presidente della Costa Rica, Carlos Alvarado. Ma, anche al di là delle leggende agiografiche, piuttosto comuni nel Centro e Sud-America, un fatto è certo: la coppia presidenziale è molto sensibile alle tematiche ambientali e vuole far respirare ai propri concittadini un'aria più pulita.
Il nemico n.1 naturalmente sono le emissioni nocive. La Costa Rica, uno stato già piccolo, con solo 5 milioni di abitanti, in termini di produzione di gas-serra è ancor meno rilevante. “Il cambiamento climatico non dipende certo da noi e il nostro contributo per invertire la rotta, a livello globale, può essere minimo, ma a noi non interessa” dice Alvarado che più che alla soluzione punta al modello, all'esempio da proporre ai grandi Stati, i colossi, i veri responsabili del surriscaldamento. “Se riusciamo ad abbattere potentemente l'anidride carbonica potremmo far capire a tutti che vincere la sfida è possibile” dicono dallo staff tecnico incaricato di portare a casa i risultati.
Gli obbiettivi sono fissati nel Piano nazionale della Decarbonizzazione. L'ultimo dei punti in lista è quello finale: emissioni zero entro il 2050. Lungo questi trenta anni sono previste le tappe intermedie: nel 2022 l'arrivo dei treni elettrici, in luogo dei vetusti a diesel odierni. Entro il 2035 elettrico un terzo dello sterminato parco bus del paese. E sì, perché il settore più arretrato e inquinante, su cui bisogna agire di più è quello dei trasporti. Negli spostamenti casa-ufficio o per altre destinazioni, molti del milione e mezzo di abitanti della caotica San José, perdono anche tre o quattro ore, tutti i giorni. A bordo di autobus super-inquinanti o di automobili con una vita media di 17 anni.
Cambiare questo stato di cose e imporre l'elettrificazione non sarà semplice. Le lobby, dalle compagnie dei bus ai rivenditori di auto usate, sono già sul piede di guerra. Il governo dovrà trovare i fondi per agevolare la conversione dei mezzi di trasporto, traguardo reso più difficile sia da un sistema di riscossione fiscale molto poco incisivo sia – per quanto riguarda la possibilità di accesso a prestiti dall'estero - dal recente abbassamento del rating del debito sovrano costaricano.
Ma la coppia presidenziale scommette sulla riuscita del taglio alla CO2, grazie anche un potenziamento delle fonti rinnovabili, che già contano su numerosi impianti idroelettrici, geotermici, solari ed eolici, e grazie a un intervento nella gestione dei rifiuti, comparto ora più arretrato. Ma a fianco all'orizzonte principale, aria più pulita e lotta al cambiamento climatico, c'è anche un obbiettivo neanche tanto “laterale”, esplicitato proprio dalla First Lady: trasformare l'urbanistica della capitale. Tornando da Parigi si era accorta che San José è priva di luoghi di incontro. Mancano le piazze o altri luoghi pubblici e addirittura i marciapiedi: tutto è tagliato su misura delle quattro ruote. E quindi adesso via libera a un modello francese, o per meglio dire europeo, di città: più mezzi pubblici e più spazi di socializzazione. E, ricordando che la Costa Rica è forse l'unico paese al mondo ad aver abolito l'esercito, nel 1940 e – dato ancor più encomiabile – ad aver resistito per 80 anni dal riesumarlo, c'è da pensare che quel popolo e chi lo amministra, se si mette in testa una cosa, spesso la fa.
Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su LA STAMPA