Il cambiamento climatico e il conseguente scioglimento dei ghiacci può avere conseguenze imprevedibili, che si aggiungono a quelle tristemente già note. Tra queste, c’è la possibile modifica delle linee che delimitano confini statali e locali, generando contenziosi tra le parti in causa.
Nella nota area alpina tra Cervinia e Zermatt, un eden per gli amanti della montagna, il limite tra Valle d’Aosta e Vallese (Svizzera) si è spostato in modo tale da mettere in discussione l’ubicazione di un rifugio, progettato e costruito in Italia, circa quarant’anni fa.
La linea di confine tra i due Paesi passa infatti attraverso uno spartiacque: ma il ritiro del ghiacciaio del Teodulo ha portato la delimitazione fisica a spostarsi verso il rifugio Guide del Cervino, vicino alla vetta Testa Grigia di 3.480 metri.
Nel 1984, quando il rifugio fu costruito su uno sperone roccioso, i suoi quaranta posti letto e i lunghi tavoli di legno erano interamente nel territorio italiano. Più precisamente nel comune di Valtournenche, di cui la più celebre Breuil-Cervinia è frazione a monte.
Al rifugio, situato ai bordi del ghiacciaio del Plateau Rosa, si accede da Breuil-Cervinia, utilizzando gli impianti di risalita che passano da Plan Maison e Cime Bianche Laghi. Da qui parte la funivia che raggiunge il Plateau stesso, a quasi 3.500 metri.
‘Guide del Cervino’ è uno dei più apprezzati rifugi in questo angolo delle Alpi. Ora però i due terzi della struttura, compresa la maggior parte dei letti e del ristorante, si trovano tecnicamente situati nel Sud della Svizzera.
La questione è emersa perché l’area, un’importante meta turistica, si trova in cima a uno dei più grandi comprensori sciistici del mondo, con un nuovo progetto che prevede la realizzazione di una stazione della funivia a pochi metri di distanza.
Un accordo sulla sovranità della zona è stato messo a punto a Firenze nel novembre 2021, ma il suo contenuto sarà reso noto solo una volta approvato dal governo svizzero, che non si esprimerà prima del 2023.
Lo spostamento della frontiera è dovuto al ritiro del ghiacciaio del Teodulo, che ha perso quasi un quarto della sua massa tra il 1973 e il 2010. Ciò ha esposto la roccia sottostante, alterando lo spartiacque di drenaggio.