
Da Parigi nessuna decisione ma molte dichiarazioni. Francia e Gran Bretagna continuano sulla linea dell’intransigenza verso la Russia, evocando una “forza di rassicurazione” che dovrebbe essere diversa dal contingente di peacekeeping menzionato finora, ma si configurerebbe come una garanzia di sicurezza de facto per Kiev.
Un corpo di militari internazionali (principalmente europei), sotto “un mandato delle Nazioni unite, che dispiegherebbero truppe di mantenimento della pace in quel momento”. È la via della “pace attraverso la forza” più volte invocata da Zelensky.
Macron vorrebbe formare un gruppo di “volenterosi e capaci”, tra Paesi Ue e loro alleati (senza gli Usa) per contribuire a una “soluzione duratura” del conflitto in Europa dell’est. Una delle opzioni sul tavolo è il dispiegamento di una “forza considerevole” nell’Ucraina centrale, nei pressi del fiume Dnipro ma lontano dal fronte.
Secondo Associated Press, un’ulteriore opzione potrebbe essere lo schieramento del contingente occidentale nell’estremo ovest del Paese, magari a Leopoli, a ridosso della Polonia, o addirittura oltre il confine, ma con la consegna di tenersi pronto a intervenire.
È evidente che Macron e Starmer non hanno intenzione di acconsentire alle richieste di Mosca di una smilitarizzazione dell’Ucraina e del suo status di neutralità. Per ora Trump non ha reagito ai proclami europei, ma è chiaro che il protagonismo militare dell’Ue rappresenterà un problema per le trattative.
Per la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, “Londra e Parigi continuano a escogitare piani per l’intervento militare in Ucraina mascherati da una sorta di missione di mantenimento della pace”.
In ogni caso, e questo è il punto focale del nuovo asse Francia-Regno Unito: “Non possiamo dipendere dagli americani e non possiamo accettare che la pace dipenda solo da loro”. Ma sul tavolo resta un problema: il sostegno europeo alla inziativa franco-britannica non è unanime.