“Un’addizionale sul profitto è ragionevole, ma è necessaria una base imponibile trasparente, chiara e facilmente rappresentabile verso l’esterno”. Eni rompe il silenzio sugli extra profitti e lo fa, con il cfo Francesco Gattei in un’intervista al Sole24Ore, nel giorno in cui il gruppo ha aggiornato l’ammontare del prelievo deciso dal governo Draghi. Non più 550 milioni, ma 1,4 miliardi.
I milioni frutti del ricalcolo cosa sono? Sono figli di operazioni Iva in cui non possiamo collegare analiticamente agli attivi i passivi derivanti dall’acquisto di gas. E non sono necessariamente operazioni fatte in Italia.
Il semestre si è chiuso con un boom di utili (+700%). Come lo spiega? Gran parte di quel risultato Eni l’ha fatto vendendo all’estero petrolio e gas come produttore. Poi, certo, vendiamo gas anche in Italia e in Europa, ma la fetta maggiore di quel gas l’acquistiamo a prezzi indicizzati in gran parte al Ttf.
Sta dicendo che i vostri contratti sono in perdita? I contratti gas di fornitura prevedono clausole di rinegoziazione periodica che hanno trasformato la tradizionale formula con prezzi agganciati a quello del petrolio, legandola agli hub europei. Se non fosse stato così, avremo perso miliardi.
Quindi l’Eni non fa extra profitti sul gas? No, basta guardare alla nostra ultima semestrale: la divisione Ggp (Global Gas & Lng Portfolio) è a breakeven dopo aver beneficiato nel primo trimestre di una rinegoziazione contrattuale. La raffinazione, invece, è andata molto bene.
Ha detto che il grosso degli utili è sull’estero. E in Italia? Dal 2014 al 2021, a livello operativo, Eni ha perso in Italia 11 miliardi perché la raffinazione era in perdita, come la chimica, la produzione gas e la società di bonifica. Poi, se aggiungiamo anche gli oneri finanziari e le svalutazioni, le perdite salgono a 20 miliardi. E, nel primo semestre, Eni Italia SpA ha perso a livello operativo quasi 600 milioni. Il sistema Italia, dunque, non ha generato finora extra profitti ma perdite ricorrenti.
Gli attuali livelli di prezzo sono tutta colpa della Russia? La guerra è una variabile ma non è l’unica causa. Sul gas, la situazione era esplosa già prima. L’offerta si è ridotta proprio mentre il rimbalzo post covid rilanciava la domanda.
Stiamo soppiantando via via il gas russo, ma l’effetto sui prezzi non si vede. Perché? Siamo in un mercato unificato a livello europeo per cui se il sistema tutto ha dei punti di fragilità - come la forte dipendenza della Germania dalla Russia e la minore capacità di diversificazione -, la dinamica di quei punti si scarica sul prezzo e il prezzo si replica in tutti gli hub.
Dovremo dire addio alla transizione energetica? Assolutamente no. La transizione energetica non è semplicemente l’abbattimento delle emissioni del sistema energetico, ma è un abbattimento che deve assicurare un sistema energetico sicuro, diversificato e sostenibile anche economicamente.