Il neo-laureato, desideroso di dare una buona impressione sul posto di lavoro in una delle principali fabbriche di Kobe Steel Ltd in Giappone, ha commesso un serio errore nella fase di produzione dei tubi in acciaio. "Pensai che di lì a poco sarei stato licenziato", ha ricordato l'ex dipendente quasi 40 anni dopo. Quel lavoratore è Shinzo Abe, ovvero l'attuale Primo ministro del Giappone, che continuò a lavorare tre anni per il terzo produttore di acciaio nipponico prima di entrare in politica nel 1982. Oggi Abe definisce l'industria siderurgica come la spina dorsale del Paese. Kobe Steel, società fondata 112 anni fa nella provincia di Hyogo, che si trova nel sud del Giappone e conta 5,6 milioni di abitanti, ha un passato pieno di esempi di cattiva condotta aziendale.
L’ammissione del mese scorso, infatti, di aver falsificato le caratteristiche sui prodotti in acciaio e rame per almeno un decennio è soltanto l'ultimo di una serie di scandali che hanno incrinato la reputazione giapponese. Anche perché i clienti sono produttori di automobili e aerei. Gli effetti, pertanto, sono potenzialmente devastanti.
I cittadini di Kobe (capoluogo di Hyogo), una grigia città industriale delimitata da colline dove viene prodotta la famosa carne bovina, si dicono non sorpresi dallo scandalo. E si capisce il perché. Nel 2006, Kobe Steel aveva ammesso di aver manomesso i dati relativi alle emissioni industriali. Altre bugie, stavolta in tema fiscale, erano state fornite alle autorità nel 2008, 2011 e 2013. Ma non finisce qui. La società ha superato i limiti stabiliti per l'inquinamento del suolo e dell'acqua nel 2006. Ha, poi, finanziato campagne elettorali alle elezioni politiche locali del 2009, provocando le dimissioni dell’allora Presidente. Infine, l’anno scorso Kobe ha riconosciuto di aver alterato i dati pure sui prodotti in acciaio inossidabile.
Sembra, dunque, che nulla sia cambiato a Kobe Steel.