Mentre gli italiani attendono le riforme che forse porteranno il paese in un nuovo Eldorado, un altro problema, giorno dopo giorno, sta lentamente spingendo il paese verso il baratro. Ma l’allarme che praticamente tutti i demografi lanciano da anni, da anni resta inascoltato.
L’invecchiamento della popolazione e il calo demografico graveranno sul bilancio dell’Inps, la cui situazione patrimoniale girerà nel corso di 10 anni in passivo, passando da +23 miliardi nel 2023 a -45 miliardi nel 2032. È quanto evidenzia l’Inps stesso attraverso il Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, ascoltato in audizione dalla Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali.
In pratica, la combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, stanno provocando la cosiddetta inversione nella piramide delle età. Il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale.
Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le coorti interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva.
Uno degli aspetti che desta maggiore preoccupazione per gli equilibri futuri del sistema previdenziale è rappresentato dalla crescita del numero dei pensionati in rapporto ai lavoratori attivi, in particolare per l’effetto combinato delle previsioni di decrescita demografica, in gran parte connessa al fenomeno della denatalità, e l’aumento della speranza di vita, che complessivamente porta a un tendenziale invecchiamento della popolazione.