Questa volta si fa sul serio. E si comincia a entrare nei dettagli del salario minimo legale. M5s e Partito democratico al Senato e Pd, LeU e Fratelli d’Italia alla Camera hanno presentato cinque diverse proposte di legge.
A 9 euro netti, il Pd lancia l'idea più generosa per i lavoratori, mentre il M5s propone 9 euro lordi. In entrambi i casi si tratta di livelli nettamente al di sopra della media Ocse se comparati ai valori dei salari medi o mediani. Le proposte di LeU e FdI propongono di fissare il minimo al 50% del salario medio indicato dall’Istat (circa 7 euro).
Il nodo più delicato nel caso italiano è il rapporto del nuovo minimo con i contratti collettivi esistenti. I sindacati, infatti, non sono favorevoli a un minimo per legge: temono che la contrattazione nazionale venga esautorata. In realtà l’aspetto più delicato è un altro. Se da un lato il salario minimo legale è auspicabile (oltre all’Italia sono soltanto altri 5 i paesi Ue a non prevederlo), appare evidente che l’introduzione richieda una discussione approfondita. E soprattutto è una misura che va pensata in collegamento alla politica industriale e salariale. In un paese come l’Italia, afflitta da un ventennio di bassa produttività (principale motivo per il quale le retribuzioni così basse rispetto ai principali paesi Ue), spingere forzosamente i salari verso l’alto potrebbe non condurre all’effetto sperato.