Mentre la disoccupazione resta ferma al 9,7% nel mese di novembre, l’occupazione raggiunge il 59,4% segnando un +0,1 punti rispetto a ottobre: si tratta del valore più alto registrato dall'inizio delle serie storiche, avviate nel 1977.
Le persone con un lavoro in Italia toccano quota 23 milioni 486 mila, in crescita di 41 mila unità. Nel dettaglio aumentano i 'posti fissi', ovvero i dipendenti permanenti (+67 mila), mentre diminuiscono sia i dipendenti a termine (-4 mila) sia gli indipendenti (-22 mila). Fin qui solo buone notzie.
Tuttavia, dietro l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, si cela un’amara realtà. Ad esempio, rispetto al 2007, nel 2018 sono stati registrati 321.000 occupati in più, ma in verità c'è stata una riduzione di 867 mila occupati a tempo pieno e un aumento di 1,2 milioni di occupati a tempo parziale. Infatti, nel periodo 2007-2018, il part time è aumentato del 38%. E spesso si tratta di part-time involontario.
Il punto è che nel tasso di occupazione calcolato dall’Istat non viene colta tale distinzione.
Ecco perché occorre prestare molta attenzione quando si analizzano i dati statistici. E, laddove, possibile occorre integrarli con altre informazioni. Come ad esempio il numero di ore lavorate, un indicatore più realistico dell’andamento del mercato del lavoro.