Le cosiddette ‘baby pensioni’ costano alle casse dello Stato circa 7 miliardi di euro l’anno (pari allo 0,4 per cento del Pil nazionale). Lo sostiene la Cgia di Mestre.
Se si considerano coloro che hanno lasciato il lavoro prima della fine del 1980, il totale è pari a 562 mila persone. Di queste, oltre 386 mila sono costituite in massima parte da invalidi o ex dipendenti delle grandi aziende.
Alle due categorie sopraindicate si contano altri 104 mila ex lavoratori autonomi (oltre la metà proveniente dall’agricoltura) e 60 mila (pari al 10,6% del totale) ex dipendenti pubblici.
Sebbene queste 562 mila persone (446 mila donne e 115.840 uomini) si siano ritirate dal mercato del lavoro prima della fine del 1980, gli effetti economici di queste decisioni politiche - fa notare la Cgia - si fanno sentire ancora adesso.
Tra i baby pensionati - evidenzia l’indagine - sono i dipendenti pubblici ad aver lasciato il posto di lavoro in età più giovane (41,9 anni), mentre nella gestione privata l’età media della decorrenza della pensione à scattata dopo (42,7 anni). Attualmente, le persone che sono andate in quiescenza prima del 31 dicembre 1980 hanno un’età media di 87,6 anni.