Smart working: il 15 ottobre scade lo stato di emergenza. Poi cosa succede?

Dalla gestione degli orari di lavoro al diritto alla disconnessione, dalla salute e sicurezza ai mezzi tecnologici e non: lo smart working, modalità sempre più diffusa ai tempi del Covid, si prepara a una nuova veste. I sindacati spingono perché sia regolato attraverso la contrattazione collettiva nazionale, aziendale e territoriale, e non una eventuale legge ad hoc, assicurando appieno diritti e tutele a chi, tenendo fermo il principio di adesione volontaria, vi fa ricorso.

Smart working: il 15 ottobre scade lo stato di emergenza. Poi cosa succede?

E per questo sostengono la necessità di definire un’intesa tra governo e parti sociali, con un accordo quadro, in vista della fine dello stato di emergenza, prevista il 15 ottobre (a meno che non ci siano proroghe), data dopo la quale la procedura semplificata, e senza la necessità di un accordo individuale, sarà chiusa.

Il lavoro agile è disciplinato dalla legge 81/2017 ma per tutta la durata dello stato di emergenza, come previsto già dal Dpcm del primo marzo, c’è la possibilità di lavorare in smart working senza la necessità di accordi individuali tra datore di lavoro e dipendente, facendo quindi ricorso alla procedura semplificata di comunicazione.

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