“La pandemia ha corroborato le ragioni di chi continuava a sostenere che da decenni si è investito poco, troppo poco, nella scuola”. A sostenerlo sono in un articolo su lavoce.info Caterina Pavese e Enrico Rubolino.
I due studiosi si sono posti delle domande. Quali sono i benefici di maggiori investimenti nel capitale fisico della scuola, dagli edifici fino agli strumenti per la didattica a disposizione dei docenti? Scuole digitalizzate, edifici più moderni e dotati di migliori infrastrutture possono contribuire a un migliore apprendimento da parte dello studente? Qual è il prezzo che gli studenti sono costretti a pagare a causa di strumenti didattici e edifici scolastici non adeguati?
“Un nostro recente studio fornisce una chiara evidenza causale che ridurre la spesa scolastica deprime le abilità cognitive degli studenti – spiegano -. In particolare, l’effetto di una minore spesa scolastica colpisca soprattutto gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti, mettendo in luce come la scuola fallisca nell’obiettivo di offrire un riscatto sociale. Effetti significativamente più forti emergono anche nelle scuole del Mezzogiorno, sottolineando un ulteriore problema: la scuola non riesce a limitare le disuguaglianze territoriali nelle abilità degli studenti.”
Dunque, i risultati evidenziano come le disparità nel capitale fisico e nell’equipaggiamento didattico della scuola possano contribuire ad alimentare il gap educativo tra gli studenti.
Ecco allora che “individuare quali elementi contribuiscano al divario educativo risulta una delle sfide più urgenti per il futuro del paese – concludono -. I risultati suggeriscono che destinare risorse per scuole digitalizzate, moderne e ben equipaggiate è un buon investimento.”