Il lavoro da casa come diga alla cassa integrazione e salvagente per la busta paga. La percentuale di lavoratori in smart working è aumentata dall’1,4% del secondo trimestre del 2019 al 14,4% dello stesso periodo del 2020: da meno di 200 mila a 1,8 milioni di persone.
Le imprese private che lo utilizzano sono aumentate dal 28,7% del 2019 all’82,3% nel 2020. La percentuale di lavoratori pubblici che almeno una volta alla settimana ha lavorato da casa è passata del 2,4% del 2019 al 33% del secondo trimestre 2020.
Emerge così che il lavoro agile è un antidoto contro la cassa integrazione, che difende lo stipendio perché garantisce maggiori ore lavorate e limita il rischio di perdita del posto. Rispetto a chi non è in smart working, a parità di condizioni, in media i dipendenti che hanno usufruito del lavoro agile hanno lavorato più ore.
Dunque, chi era in ‘smart’ ha goduto di una retribuzione più alta del 6% rispetto a chi non lo era. Inoltre, chi ha lavorato in remoto ha visto scendere sia la possibilità di esser messi in cassa integrazione (di circa 10 punti percentuali), sia la probabilità di cercare un altro lavoro (di 2,3 punti) o quella, percepita, di perdere il lavoro attuale entro 6 mesi (di 3 punti).