L’Italia è il Paese che ha registrato la riduzione dei salari reali (ovvero al netto dell’inflazione) più forte tra le principali economie Ocse. Su 34 Stati il Bel Paese si vede superato (in negativo) soltanto da Slovacchia, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca, Lettonia, e Ungheria.
A metterlo nero su bianco è l’Organizzazione con sede a Parigi nelle ‘Prospettive dell’occupazione 2023’, in cui si avverte il Bel Paese: “Alla fine del 2022 – si legge nel rapporto - i salari reali erano scesi del 7 per cento rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre del 2023, con una diminuzione su base annua del 7,3 per cento”.
I salari diminuiscono, i disoccupati pure. A maggio 2023, il tasso di disoccupazione è sceso al 7,6 per cento, due punti percentuali in meno rispetto a prima del Covid-19, ma ancora significativamente sopra la media Ocse del 4,8 per cento. E, comunque, questi dati evidenziano un aspetto puramente quantitativo, nulla dicono in merito alla qualità dell’occupazione.
L’Ocse, inoltre, mette in guardia l'Italia sui “significativi ritardi” nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50 per cento dei lavoratori è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni): una circostanza che rischia di prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori.