
Mancano giovani talenti nelle imprese, soprattutto al Nord. Eppure a mancare in Italia non sono neanche i disoccupati. Il che fa sembrare questa carenza soltanto apparente. Fatto sta che il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha parlato di recente di 100 mila posti di lavoro vacanti.
Per fronteggiare la situazione, la Confindustria di Bergamo ha promosso un’iniziativa strutturata per portare talenti nelle proprie fabbriche dal Nord Africa. A partire da fine novembre sono cominciati ad arrivare alcune decine di giovani selezionati in Etiopia e in Egitto grazie alla mediazione delle onlus italiane sul territorio.
Ora siamo a quota 90 giovani, tutti diplomati, alcuni laureati. Frequenteranno due anni di Istituto tecnico superiore in inglese. Impareranno l’italiano. In questi due anni potranno mantenersi con una borsa di studio. Al termine del percorso li attende un posto di lavoro. E anche una casa perché l’intenzione è quella di offrire loro un luogo in cui abitare.
Più che di generosità si tratta di pragmatismo. Le imprese locali dicono di non riuscire a trovare giovani talenti e temono che in futuro la situazione peggiorerà ulteriormente a causa dell’inverno demografico. E così hanno deciso di andare a prendere giovani all’estero. Farli arrivare e formarli, però, paradossalmente è il meno. Poi bisogna farli restare. Per questo l’obiettivo è quello di dare loro non semplicemente un stipendio con cui mantenersi e da mandare in parte alla famiglia di provenienza, ma un luogo che li accolga e li integri come cittadini.