Ai vantaggi che i suoi proponitori citano in campo sociale, economico e familiare, se ne aggiunge un altro: la “settimana corta” ridurrebbe in modo drastico l’inquinamento. Nel Regno Unito l’introduzione di una settimana lavorativa di quattro giorni anziché cinque taglierebbe le emissioni nocive di 127 milioni di tonnellate, ovvero di più del 20%, l’equivalente di fare scomparire dalle strade l’intera flotta di automobili nazionale, afferma uno studio delle organizzazioni ambientaliste Platform London e 4 Day Week Campaign.
L’idea di una settimana corta viene discussa già da tempo. Il colosso Unilever ha lanciato un esperimento di un anno in tal senso in Nuova Zelanda. Spagna e Scozia hanno avviato test sperimentali analoghi. I propugnatori dell’iniziativa affermano che ridurre le ore lavorative settimanali, senza ridurre il salario, aiuterebbe a creare più posti di lavoro, migliorare la salute fisica e mentale dei lavoratori, rafforzare le famiglie e le comunità. Vari analisi ritengono che la maggioranza delle grandi aziende sarebbero in grado di compensare il cambiamento aumentando la produttività.
Ora emerge che la settimana corta potrebbe anche avere un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico, riducendo come detto di un quinto le emissioni di gas nocivi nell’atmosfera. “Non solo farebbe bene alla salute delle persone, ma migliorerebbe anche la salute del pianeta”, sostiene la deputata dei Verdi britannici Caroline Lucas.