La grave crisi inflazionistica, unitamente al rallentamento della crescita economica a livello globale — innescato in parte dalla guerra in Ucraina e dalla crisi energetica globale — sta causando un calo ingente dei salari reali mensili in molti paesi. A constatare la situazione è Global Wage Report 2022-23 dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil).
In termini reali (ovvero al netto dell’inflazione), i salari mensili sono scesi dello 0,9% a livello globale nella prima metà del 2022, facendo registrare per la prima volta in questo secolo una decrescita.
Tra le economie del G20, nella prima metà del 2022 i salari reali sono scesi del 2,2%, mentre nei paesi emergenti sono cresciuti dello 0,8% (il 2,6% in meno rispetto al 2019, l’anno precedente alla pandemia del Covid-19).
Nell’Ue, dove le misure a tutela del lavoro e i sussidi salariali hanno salvaguardato i livelli occupazionali e salariali durante la pandemia, i salari reali sono saliti dell’1,3% lo scorso anno salvo poi scendere del 2,4% nella prima metà del 2022.
Ma è allargando il periodo di osservazione che emergono i dati più interessanti. L’Australia e la Corea del Sud mostrano una crescita dei salari reali in forte aumento nel periodo 2008-22, mentre Italia (-12%), Giappone (-2%) e Regno Unito (-4%) sono gli unici paesi tra le economie avanzate del G20 dove i salari nel 2022 sono inferiori rispetto al loro valore reale registrato nel 2008.