Al 2030 non manca molto. Entro quell’anno, l’obiettivo fissato dall’Europa è quello di ridurre sotto i 5,8 punti percentuali la differenza tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 64 anni.
A parte alcune eccezioni, non ci sono nazioni che abbiano centrato in pieno questo obiettivo; e ci sono Stati che non presentano nemmeno una regione nella quale il divario sia sceso sotto i 5,8 punti percentuali. Tra questi, troviamo Spagna, la Grecia, Romania, Ungheria, Polonia e Italia.
Secondo Eurostat, il Bel Paese oscilla tra gli 8,2 punti percentuali di differenza, ovviamente in favore dell’occupazione maschile, registrati in Valle d’Aosta, ai 30,7 della Puglia (in quest’ultima regione il 68,9 per cento degli uomini tra i 20 e i 64 anni ha un lavoro, contro il 38,2 per cento delle donne).
Sono solo tre in tutta Europa le regioni nelle quali il tasso di occupazione femminile è maggiore o uguale a quello maschile. Si tratta innanzitutto del Sostines regionas, ovvero la regione della capitale Vilnius, in Lituania, dove nel 2022 l’85 per cento delle donne tra i 20 e i 64 anni aveva un lavoro, contro l’83,8 degli uomini. Seguono due regioni finlandesi: si tratta di Etelä-Suomi, la Finlandia del Sud, dove lo scorso anno erano occupate il 77,6 per cento delle donne ed il 77,4 degli uomini, e di Pohjois- ja Itä-Suomi, ovvero la Finlandia del Nord e dell’Est, dove sia uomini che donne sono occupati al 75,1.
Per il resto, in tutta Europa l’occupazione maschile è maggiore di quella femminile, con la distanza più significativa, pari a 31,4 punti percentuali, che si registra nella regione greca Sterea Ellada, ovvero la Grecia centrale. Subito prima, tuttavia, ci sono tre regioni italiane: oltre alla già citata Puglia, si tratta di Basilicata e Campania, dove la distanza tra l’occupazione maschile e quella femminile è pari, in entrambi i casi a 28,7 punti percentuali.