Un crollo dei salari massiccio nel 2020 in Italia, legato all’esplodere della pandemia, ma più marcato rispetto al calo medio nei paesi dell’Ue (intorno al 2,4%) e i salari di 5 milioni di lavoratori nel nostro paese sono sotto i 10 mila euro annui. I dati emergono dal rapporto della Fondazione Di Vittorio.
Non c’è un problema solo quantitativo. La percentuale di part-time involontario in Italia è la più alta a livello europeo: nel 2020 segna il 66,2% sul totale degli occupati a tempo parziale (contro il 24,7% dell'Eurozona).
C’è poi il tasso di disoccupazione sostanziale, che nel 2020 è stato pari al 14,5% (rispetto al 9,2% del tasso di disoccupazione ufficiale). Si tratta di quasi 4 milioni di persone: un numero che ai 2,3 milioni di disoccupati aggiunge coloro che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano perché sono scoraggiati, bloccati per la cura di figli o anziani oppure in attesa di riprendere l’attività.
Un quadro che segna una distanza ragguardevole rispetto ai principali competitors europei. In Germania - al netto delle manovre di sostegno fatte – i salari sono diminuiti del -0,7%.
In più, nel 2019 (dati Ocse) l’Italia era l’unico paese tra i maggiori sei dell’Eurozona che non aveva ancora recuperato il livello salariale precedente alla crisi del 2008. Nello stesso anno il salario medio italiano era inferiore di 9 mila euro rispetto a quello francese e di oltre 12 mila rispetto a quello tedesco.