Nel 2023 il Gruppo Volkswagen, ora in crisi, ha destinato il 15,4% dei ricavi globali al costo del personale, in diminuzione rispetto al 18,2% del 2020, ma si tratta di una percentuale che resta comunque ben superiore a quella di concorrenti come Bmw, Mercedes-Benz e Stellantis, che si attestano tra il 9,5% e l’11%, secondo quanto riportato recentemente in una nota interna del consiglio di fabbrica.
Anche a livello di costo orario (dato dalla retribuzione lorda riconosciuta al lavoratore, a cui aggiungere la parte previdenziale-assistenziale e il Tfr) il divario è evidente: in Germania Volkswagen paga 62 euro l’ora, il valore più alto al mondo nel settore automobilistico, contro i 47 euro della Francia, 33 dell’Italia e 29 della Spagna. La differenza media rispetto ai maggiori paesi dell’Ue supera quindi il 77%.
A ciò si aggiunge che i costi delle fabbriche tedesche del gruppo risultano superiori del 25-50% rispetto ai target aziendali, con alcune strutture che arrivano a essere il doppio più onerose rispetto alla concorrenza. Thomas Schaefer, Ceo del brand Volkswagen, ha dichiarato che questa situazione sta erodendo la produttività del Gruppo, già sotto pressione per l’ingresso sul mercato europeo di player cinesi più competitivi, Byd su tutti.