Le imprese metalmeccaniche tedesche hanno firmato uno storico accordo con il potente sindacato IG Metall. L’intesa è valida per quasi 1 milione di lavoratori nel land meridionale del Baden-Württemberg, ma dovrebbe essere estesa a livello nazionale ai 3,9 milioni di occupati del settore.
L’aumento salariale concordato è del 4,3% da aprile 2018 a fronte di una richiesta iniziale del 6% da parte di IG Metall. Inoltre, da gennaio a marzo sono stati concordati pagamenti mensili una tantum di 100 euro.
La novità assoluta è la possibilità per i lavoratori di ridurre le ore settimanali da 35 a 28 ore fino ad un massimo di due anni (con corrispondente diminuzione della retribuzione) al fine di accudire figli e altri familiari. Il rovescio della medaglia è che le imprese potranno proporre ad altri lavoratori di superare il limite delle 40 ore settimanali.
Il leader dell’organizzazione datoriale metalmeccanica Gesamtmetall, Rainer Dulger, ha definito l'accordo salariale "la chiave di volta del nuovo sistema flessibile di lavoro per il 21° secolo". Gli fa eco Jörg Hofmann, capo di IG Metall: "L'accordo è una pietra miliare verso un mondo del lavoro moderno e autodeterminato".
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Con questo accordo i dipendenti ottengono più opzioni per ridurre il loro orario di lavoro, mentre le imprese hanno più modi per aumentare il numero totale di ore lavorate, specialmente in una fase come quella attuale di espansione del ciclo. L’aumento dei salari potrebbe, inoltre, indurre la crescita dei consumi interni, quindi favorire l’incremento dell’inflazione, che la Banca centrale europea non è ancora riuscita a portare sull’obiettivo del 2%, e ridurre il surplus commerciale tedesco, alimentato fino ad ora da export crescente associato a import moderato.