I giapponesi sono noti per un particolare ‘attaccamento’ al lavoro. Sono sottoposti mediamente a orari molto lunghi ed evitano di prendere tutti i giorni di ferie disponibili previsti dal contratto di lavoro. La pandemia ha ora esacerbato queste contraddizioni.
Il parlamento nipponico ha così aperto le discussioni su una proposta avanzata da Kuniko Inoguchi, un membro del Partito Liberal Democratico al governo, per consentire ai lavoratori di optare per una settimana lavorativa di quattro giorni invece dei canonici cinque.
Negli ultimi decenni, il Giappone è passato da un’economia basata sulla produzione a una più dipendente dal settore dei servizi (in particolare quelli finanziari). Una tendenza che continuerà poiché la popolazione nipponica continuerà a contrarsi dagli attuali 126,5 milioni a circa 83 mln entro la fine del secolo. Sarà necessario dunque rimodulare in modo più efficace il tempo di lavoro con quello libero.
È giunto così il momento di affrontare un problema che affligge il Giappone: il ‘karoshi’, la morte causata dal superlavoro. Uno studio del governo del 2016 ha stabilito che un lavoratore giapponese su cinque era a rischio di ‘karoshi’. E a centinaia muoiono ogni anno per attacchi di cuore, ictus o altri problemi medici causati dal lavoro eccessivo, con una maggiore spinta al suicidio.
Ora con una nuova legge il Giappone spera di superare questo circolo vizioso, che da un lato ha favorito la formazione della superpotenza economica quale è ancora il Giappone. Ma a un prezzo troppo elevato.