L’Opec (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) rischia di dissolversi. La situazione sembra ormai essersi cristallizzata su due posizioni divergenti: da una parte c’è l’Arabia Saudita, che vuole portare il prezzo del petrolio a 70 dollari al barile, e dall’altra l’Iran, il cui obiettivo è intorno ai 60 dollari.
La spaccatura è determinata da opinioni divergenti sul fatto che 70 dollari al barile possa causare il crollo dei prezzi. Ma la vera posta in gioco sono i limiti di produzione dei paesi esportatori. E ciò spiega in parte il motivo per cui il dibattito sui prezzi riflette un rovesciamento delle dinamiche interne all’Opec. In precedenza, infatti, l’Iran aveva a lungo sostenuto un aumento dei prezzi, mentre l’Arabia Saudita era sulla sponda opposta.
Il cambiamento è anche lo specchio delle nuove dinamiche nella politica e nell'economia di entrambi i paesi. Secondo il Fondo monetario internazionale all’Iran è sufficiente un prezzo al barile di soli 57,20 dollari per pareggiare il bilancio nazionale. In effetti il governo iraniano è disponibile a limitare la produzione, ma soltanto in parte affinché il paese possa tentare un ritorno all’industria petrolifera dopo la fine della paralisi causata dalle sanzioni “occidentali”. L’Arabia Saudita ha, invece, bisogno di circa 70 dollari al barile per coprire le uscite del bilancio statale.
C’è, poi, il fattore politico, che vede su posizioni opposte i due paesi. Hanno appoggiato differenti schieramenti nella guerra civile siriana.
Più che abbastanza per credere che l’Opec sia a rischio.
La voce di quoted
L’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio è stata fondata a Baghdad (Iraq) nel 1960 da cinque paesi: Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait e Venezuela. A questi si sono successivamente aggiunti altri Stati: Qatar (1961), Indonesia (1962), Libia (1962), Emirati Arabi Uniti (1967), Algeria (1969), Nigeria (1971), Ecuador (1973), Gabon (1975), Angola (2007) e Guinea Equatoriale (2017). Tra gli aderenti all’Opec non compare la Russia. E se fosse proprio un paese non membro, ma strategico negli equilibri globali, a contribuire sostanzialmente alla ricomposizione della frattura in seno all’Opec?