Al mondo 2,2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 1 su 3 non ne hanno abbastanza a disposizione. Dall’altro lato, l’acqua sulla Terra ammonta a 1,4 miliardi di chilometri cubi, solo lo 0,5% è acqua dolce e solo una piccola parte di questa percentuale è realmente disponibile per il consumo umano.
Considerare l’acqua una risorsa disponibile sempre e in quantità enormi è un errore grave, soprattutto alla luce delle proiezioni sul futuro: con l’aumento della popolazione, dell’inquinamento e a causa del cambiamento climatico la richiesta d’acqua sta già aumentando esponenzialmente, mentre la disponibilità della risorsa va diminuendo.
Occorre inoltre considerare che soltanto l’8% dell’acqua viene usata per scopi domestici, mentre il 70% viene utilizzata in agricoltura (poco meno del 40% nei paesi industrializzati, poco più dell’80% nei Paesi in via di sviluppo) e il 22% nell’industria per produrre cibi e beni di consumo che quotidianamente acquistiamo.
Per questo è importante che i cittadini conoscano l’impronta idrica, la “water footprint”, ovvero la quantità d’acqua che virtualmente stiamo consumando ed è necessaria per produrre quei beni. Basti pensare che per produrre una semplice tazzina di caffè servono circa 140 litri di acqua, mentre per 1 kg di carne di manzo ne occorrono 16 mila litri.