Il petrolio ha modellato le scelte politiche ed economiche del secolo scorso: oggi la sua influenza comincia a scemare e si moltiplicano gli sforzi per affrontare il riscaldamento globale attingendo a fonti rinnovabili/naturali non fossili e la principale in futuro sarà l’elettricità.
Il periodo di transizione tra petrolio e elettrico non sarà indolore: il primo è facile da spedire, immagazzinare e può essere trasformato in molti prodotti (dalla benzina alla plastica), ma la sua produzione è in poche mani e la cartellizzazione lo rende soggetto a crisi, corruzione e abusi; l’elettricità invece è difficile da stoccare e da trasportare, ma rappresenta una fonte di energia che può essere prodotta in diversi modi e promette un mondo più pulito e pacifico.
Un mondo elettrico, dunque, è desiderabile: ma arrivarci sarà difficile per due ordini di motivi. In primis perché i paesi produttori di petrolio detengono un potere di cui non vogliono privarsi e hanno tutto l’interesse a mantenere un mercato oligopolista con prezzi competitivi rispetto all’elettrico. In secondo luogo perché il crollo del prezzo del petrolio potrebbe portare a un’esposizione finanziaria senza precedenti dei mercati azionari per gli investitori in attività petrolifere. La tensione è inevitabile.