Il Covid ha in qualche modo ridotto la dipendenza dell’Europa dal gas russo. Il crollo della domanda di idrocarburi avvenuta nel corso del 2020 ha provocato la discesa dei prezzi sui mercati internazionali: inevitabile le conseguenze sui conti dei produttori, a partire da Gazprom, il numero uno del settore del gas naturale a livello globale.
L’anno scorso per Gazprom i ricavi sono scesi del 17,4% a 70,1 miliardi di euro, ma è ben più clamoroso il crollo degli utili, quasi nove volte inferiori rispetto ai dati dell’anno precedente. I profitti della società controllata dal Cremlino sono scesi a 1,49 mld, quando nel 2019 avevano raggiunto la cifra record di 13,3 mld.
Le misure adottate dai governi per contenere la pandemia hanno influito sulle vendite ai clienti sia europei che asiatici di Gazprom, ma la voce più rilevante è l’export nei confronti dell’Ue: nel complesso le vendite sono scese del 12% l’anno scorso. Un dato che tiene presente anche la quota destinata alla Turchia, visto che Gazprom considera quella di Ankara europea.
Oltre alla politica energetica, nel caso di Gazprom è rilevante anche l’aspetto geopolitico. Il caso più eclatante è il gruppo di aziende che fanno parte del consorzio che sta realizzando il raddoppio del gasdotto Nord Stream, che collega la Russia alla Germania, passando sotto il Baltico.
Il tentativo degli Stati Uniti è quello di costringere l’Ue a ridurre le importazioni del gas russo, ben più economico di quello americano.