Prima dello stop deciso da Mosca, gli Stati Uniti stavano esportando in Europa il triplo di Gazprom

Il business del gas: paesi che ci guadagnano e quelli che ci perdono

Gli Stati Uniti stavano esportando in Europa il triplo di Gazprom

Si tratta a tutti gli effetti di un’emergenza. Ma come in tutte le emergenze a perdere non sono tutti, c’è qualcuno che ci guadagna, a cominciare da Mosca, quantomeno questo sembrano dire alcuni dati. Ad agosto, calcola l’Ispi su dati Snam, i flussi di gas russo verso l’Ue sono crollati del 72%, da 160 a 45 miliardi di metri cubi annui. Eppure, grazie ai prezzi alle stelle, le entrate dalle vendite per Mosca sono triplicate rispetto all’anno scorso.

Ma non c’è solo Mosca. Qualcuno ha persino trovato l’Eldorado: un’occasione di business irripetibile, che genera fiumi di denaro non solo oggi – per chiunque abbia combustibile da vendere in Europa – ma anche per gli anni a venire. Si è infatti riaperto improvvisamente un mercato dove fino a poco tempo fa sembrava impossibile scalzare la posizione dominante della Russia. Il che ha rimesso in moto gli investimenti nel settore delle energie fossili e aperto spazi di crescita.

Prima dello stop totale alle forniture deciso da Mosca, gli Stati Uniti stavano esportando in Europa il triplo di Gazprom. Nel frattempo, cresce il divario tra Europa e Usa dove il gas costa un nono, peggiorando drasticamente la competitività dell’economia europea.

In questo quadro già buio s’inserisce la funesta previsione del direttore generale del gigante russo dell’energia Gazprom, Alexey Miller, riportata da Bloomberg: i prezzi del gas in Europa potrebbero aumentare ulteriormente fino a superare “nei periodi di picco invernale i 4.000 dollari per mille metri cubi” (l’equivalente di circa 385 euro per megawattora).

Un altro paese Nato, la Norvegia, ha intanto scalzato la Federazione russa come primo fornitore. Oslo prevede di mantenere gli attuali livelli record di produzione di gas fino al 2030. Lo ha recentemente annunciato il ministro dell’Energia, Terje Aasland, spiegandolo come l’effetto della progressiva riduzione dei flussi dalla Russia all’Europa in questi mesi, nei quali Oslo rappresenta una sorta di àncora di salvezza per il Vecchio Continente, sempre più affamato di combustibili fossili in arrivo dalla Norvegia.

Nella lista dei paesi che stanno traendo vantaggio, oltre ad alcuni paesi africani (tra i quali la filorussa Algeria) e medio-orientali, non poteva mancare la Cina: anche Pechino fa affari d’oro con il Vecchio continente, rivendendoci Gnl. E il cerchio si chiude, negativamente per l’Europa.

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