“Le energie rinnovabili non possono sostituire i combustibili fossili in un’economia moderna”

La provocazione del ‘Wall Street Journal’: il caro-bollette è colpa delle politiche anti-carbonio. In realtà, secondo un altro scenario, sarebbe possibile portare ad esempio l’Italia a emissioni zero con un piano di sviluppo sostenuto proprio dalle fonti rinnovabili, mentre il consumo di gas potrebbe diminuire e progressivamente arrivare a zero nel 2040.

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In realtà, secondo un altro scenario energetico commissionato da Greenpeace Italia, sarebbe possibile portare ad esempio l’Italia a emissioni zero con un piano di sviluppo sostenuto proprio dalle fonti rinnovabili, mentre il consumo di gas potrebbe diminuire e progressivamente arrivare a zero nel 2040.

“In Italia le rinnovabili, dopo un breve momento di boom, sono state frenate perché avevano invaso quote di mercato che erano coperte dalla produzione di elettricità da gas fossile – spiega il direttore di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio -. Per raggiungere i nuovi obiettivi europei di riduzione delle emissioni di gas serra e di quota prodotta con le fonti rinnovabili, avremmo dovuto installare già da tempo 6-7 GW all’anno, dunque fare come nel biennio 2011-2012. Invece, da circa dieci anni, andiamo a rilento.”

“Le energie rinnovabili non possono sostituire i combustibili fossili”

L’aumento record delle bollette non riguarda soltanto alcuni paesi europei, tra i quali l’Italia, ma si sta facendo sentire sull’altra sponda dell’Atlantico. Un rialzo repentino la cui responsabilità va ricercata nelle “politiche anti-carbonio del tipo che l’amministrazione Biden vuole imporre negli Stati Uniti”. Lo afferma un editoriale del ‘Wall Street Journal’.

La testata cita il balzo record dei prezzi dell’elettricità nel Regno Unito, dove è stato registrato “un aumento del 700% nel 2020 rispetto al 2010”. Sempre in Gran Bretagna - ricorda il Wsj – “l’aumento del 12,3% del mese scorso è stato il più grande dal 1974 e ha contribuito al picco dell’inflazione ai massimi dal 1993” e, in ogni caso, “altre economie stanno registrando picchi simili”.

Le cause vanno ricercate nelle politiche anti-carbonio dell’Ue che hanno creato una carenza di combustibili fossili. Cosa è successo? Il Wsj ripercorre le ultime tappe ricordando che “i governi hanno pesantemente sovvenzionato le energie rinnovabili come l’eolico e il solare e hanno chiuso le centrali a carbone per rispettare gli impegni previsti dall’accordo di Parigi sul clima. Ma l’energia eolica quest’estate è diminuita, così i paesi stanno cercando di importare più combustibili fossili per alimentare le loro reti.”

Gli effetti non hanno tardato a farsi sentire: i prezzi spot del gas naturale in Europa “sono aumentati di cinque volte nell’ultimo anno”. Questo perché “l’incremento del consumo di combustibili fossili ha causato un’impennata della domanda e dei prezzi dei permessi di carbonio nell’ambito dello schema cap-and-trade del continente, che ha spinto i prezzi dell’elettricità ancora più in alto”.

In tal contesto – evidenzia il Wsj - la Russia ha sfruttato il momento “rallentando le consegne di gas, apparentemente per fare maggiore pressione sulla Germania e siglare la certificazione del gasdotto Nord Stream. Putin può far sentire il suo peso in Europa perché anche il resto del mondo ha bisogno del suo gas. La siccità ha ridotto l’energia idroelettrica in Asia, e i produttori stanno usando più energia per fornire più beni all’Occidente. A causa di una carenza di gas e carbone, la Cina ha razionato l’energia per le sue fonderie di alluminio e i prezzi dell’alluminio questa settimana hanno raggiunto un massimo di 13 anni”. Al contempo gli Stati Uniti, che sono il più grande produttore di gas al mondo, non sono immuni dalle turbolenze dei mercati energetici. I prezzi spot del gas naturale negli Stati Uniti sono raddoppiati nell’ultimo anno in parte perché i produttori hanno aumentato le esportazioni in Europa e in Asia. Ciò ricorda – secondo il Wsj – quanto i combustibili fossili rappresentino una risorsa economica e strategica per gli Stati Uniti. “Il piano dell’amministrazione Biden di ridurre la produzione di petrolio, gas e carbone attraverso la regolamentazione darebbe potere agli avversari, specialmente Russia, Iran e Cina, che sono i tre maggiori produttori di gas al mondo dopo gli Stati Uniti”, attacca il quotidiano statunitense.

Intanto, sempre negli Stati Uniti, i prezzi dell’elettricità e del gas sono aumentati rispettivamente del 5,2% e del 21,1% negli ultimi 12 mesi. E alcuni analisti prevedono che i prezzi del gas potrebbero raddoppiare quest’inverno se la produzione statunitense non aumenta e la domanda globale rimane alta.

“Le energie rinnovabili – conclude frettolosamente il Wsj - non possono sostituire i combustibili fossili in un’economia moderna”.

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