Crisi energetica, ma non per tutti. Nel 2021, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha aumentato del 78% i propri utili rispetto all’anno precedente. A confermarlo è il rapporto annuale pubblicato dall’Opec.
Passando dai numeri relativi a quelli assoluti, il quadro si fa più chiaro: si tratta di 570 miliardi di dollari, a fronte di 320 mld del 2020, l’anno meno redditizio dal 2003. E i numeri continueranno a crescere anche nel 2022: i ricavi schizzeranno a 907 mld, trainati sia dall’aumento della produzione che dall’incremento dei prezzi.
Paesi come Iran, Libia e Venezuela, nonostante le sanzioni comminate da alcuni paesi esteri, hanno aumentato i propri ricavi. Ma è l’Arabia Saudita a detenere il record di entrate all’interno dell’Opec per il 2021. Riyad, infatti, produce il maggior numero di petrolio greggio e i ricavi netti sono saliti a 184 mld. Ovvero più di un terzo di tutte le entrate petrolifere dell’Opec dell’anno scorso.
Se da un lato la potenza installata di energia rinnovabile sta crescendo, dall’altro sta aumentando (a livello globale) la richiesta di energia. E una parta rilevante di questo fabbisogno si basa ancora sul petrolio. A riconoscerlo è la stessa Opec. Quello che l’Organizzazione non dice è che, al crescere degli utili dei produttori petroliferi, crescono le emissioni di gas ad effetto serra in atmosfera.
