L’incidenza del carbone sul mix di componenti energetiche che costituiscono il sistema elettrico mondiale è stata del 36% nel 2021 (dati Cnel), in crescita del 9% rispetto al 2020. Il carbone costituisce il primo fattore energetico del sistema, seguito dal gas naturale (22,9%) e dal petrolio (2,5%). L’output elettrico mondiale, dunque, dipende per il 61,4% da combustibili fossili. I dati Eurostat mostrano che i progressi verso la transizione ecologica sono lenti, insufficienti a contrastare la tendenza lungo la quale si è avviata l’economia globale negli ultimi decenni.
Il carbone è stato per lungo tempo la prima fonte di energia nei paesi europei, con una quota di oltre un terzo negli anni Novanta. Nel 2013, tuttavia, c’è stata la prima vera inversione di tendenza, con le energie rinnovabili che hanno superato tutte le altre fonti energetiche, carbone compreso. Il carbone costituiva il 39% della produzione di energia elettrica e di calore nel 1990, una quota scesa al 14% per cento trent’anni dopo. Al contrario, le rinnovabili dall’11% nel 1990 sono passate al 38% nel 2020. Ad aumentare è stato anche il gas fossile (+12 pp in trent’anni), mentre in diminuzione sia il nucleare (-4 pp) che il petrolio (-9 pp).
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, l’Europa rappresenta solo il 5% circa del consumo mondiale di carbone. Cina e India insieme consumano il doppio della quantità di carbone consumata del resto del mondo nel suo complesso, con la Cina che da sola rappresenta più della metà della domanda mondiale. Gli Stati Uniti, invece, si posizionano al terzo posto per consumo nel mondo, con numeri di gran lunga maggiori rispetto all’Europa.
Tuttavia, anche se l’impegno dei paesi europei è stato esplicito e anche se i dati mostrano un’inversione di tendenza verso il rinnovabile, i numeri restano ancora troppo alti in Germania e in diversi paesi dell’Est Europa.