L’India approfitta delle sanzioni contro la Russia: compra petrolio a buon mercato e lo rivende all’Europa raffinato e più costoso

Le sanzioni europee contro la Russia stanno alterando l’assetto dell’economia globale. E mettono in evidenza due importanti paradossi. Primo: se l’obiettivo è davvero annientare l’economia russa solo con il gas, non con il petrolio, è possibile. Secondo: se non si introducono sanzioni secondarie, a rimetterci sono anche, e forse soprattutto, i paesi che hanno introdotto le sanzioni stesse.

Delhi approfitta delle sanzioni dell’Ue contro la Russia

Una quota rilevante del petrolio russo embargato dall’Ue viene acquistato dall’India. Il secondo paese più popoloso al mondo dispone infatti di grandi raffinerie in grado di trasformare il greggio russo in gasolio e altri combustibili ora molto richiesti, anche in Europa.

La situazione è paradossale: nei giorni scorsi l’Ue ha vietato la maggior parte delle importazioni di petrolio russo come punizione verso il Cremlino per l’invasione dell’Ucraina. Ma ora New Delhi acquista petrolio con forti sconti dalla Russia e, dopo averlo raffinato, lo rivende all’Europa a un prezzo maggiorato.

L’India sta diventando di fatto l’hub di raffinazione per l’Europa”, sostiene un recente rapporto degli analisti della banca di investimento RBC Capital Markets. Ma l’acquisto di diesel dall’India aumenterà i costi in Europa perché è meno economico spedire carburante dal paese asiatico che farlo tramite oleodotto direttamente dalle raffinerie russe. La conseguenza, appunto paradossale e non intenzionale, è che l’Europa sta importando inflazione.

L’appetito dell’India per il greggio russo è in aumento dall’inizio della guerra in Ucraina. Secondo la società di analisi Kpler, l’India riceve circa 600.000 barili al giorno dalla Russia, rispetto ai 90.000 dell’anno scorso. A marzo, la terza economia più grande dell'Asia (dopo Cina e Giappone) ha acquistato 11 milioni di barili. Quel numero è salito a 27 mln ad aprile, salvo scendere a 21 a maggio. Numeri in netto contrasto rispetto ai 12 milioni di barili che l’India ha acquistato dalla Russia in tutto il 2021.

Ora che i leader dell’Ue hanno deciso di vietare il 90% del greggio russo entro la fine dell’anno nell’ambito del sesto pacchetto di sanzioni, provocando un’ulteriore scossa per l’economia mondiale, la Russia è il terzo produttore di petrolio dopo Stati Uniti e Arabia Saudita, e il secondo maggiore esportatore. Intanto - secondo Kpler - l’Asia ha già superato l’Europa come maggiore acquirente per la prima volta ad aprile.

Dall’inizio della guerra, India e Cina hanno mantenuto la posizione ambigua di non condannare né appoggiare l’invasione decisa da Mosca. Ma Pechino non è ancora diventata un ombrello per l’economia russa di fronte alla pioggia di sanzioni. Nonostante i suoi acquisti di petrolio russo siano saliti alle stelle (da marzo a maggio la Cina ha acquistato 14,5 milioni di barili, il triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso), il governo cinese ha evitato di chiudere nuovi contratti tra le sue raffinerie e la Federazione russa, nonostante i forti sconti proposti da Mosca. Resta il fatto che, ad aprile, sulla base dei dati della dogana cinese, le importazioni di prodotti russi hanno raggiunto il record di 8,89 miliardi di dollari, il 56,6% in più rispetto al 2021.

In pratica, “la Cina sta approfittando dell’isolamento della Russia per ottenere energia a buon mercato e accordi commerciali favorevoli, ma starà molto attenta a non violare direttamente le sanzioni occidentali”, afferma Maria Shagina, analista dell’Istituto internazionale di studi strategici.

L'India, tuttavia, è più avanti della vicina Cina. Le raffinerie del Subcontinente indiano, terzo importatore e consumatore mondiale di petrolio, hanno acquistato molto più greggio russo tramite aste spot, approfittando dei prezzi bassi offerti da Mosca: il petrolio russo degli Urali è attualmente scambiato a circa 95 dollari al barile, mentre il prezzo medio di un barile di greggio Brent, benchmark nel mercato europeo, è superiore a 119 dollari.

Le sanzioni europee contro la Russia stanno dunque alterando l’assetto dell’economia globale. E mettono in evidenza due importanti paradossi: se l’obiettivo è davvero annientare l’economia russa solo con il gas, non con il petrolio, è possibile. Inoltre se non si introducono sanzioni secondarie (quelle che in pratica colpiscono anche i paesi che hanno rapporti economici e commerciali con lo Stato che si vuole sanzionare), a rimetterci sono principalmente i paesi che hanno introdotto le sanzioni stesse, e molto meno il paese che si vuole punire, ovvero la Russia.

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