Con un risultato inatteso, il Parlamento europeo ha votato a favore di un emendamento che chiede “l’embargo immediato di carbone, petrolio e gas russi”. Un segnale, quello arrivato dall’Europarlamento, che la strategia di ‘sanzioni graduali’ nei confronti di Mosca non convince.
“I pacchetti graduali di sanzioni con un autocrate non funzionano - ha detto Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e deputato di Renew Europe -. Siamo al quinto pacchetto e che cos'è: carbone. È ridicolo. Il carbone rappresenta solo il 3% delle importazioni dalla Russia. E sul bando da Swift? È ridicolo. Più del 50% delle istituzioni finanziarie russe è ancora fuori dal bando.”
Secondo Verhofstadt, “è arrivato il momento di convocare un Consiglio europeo straordinario il più presto possibile e adottare il pacchetto totale di sanzioni. Tutto il resto non funzionerà. Tutto il resto prolungherà la guerra”.
Sebbene costituisca un segnale dall’indubbia forza politica, il voto dell’Europarlamento non è decisivo né vincolante poiché la decisione finale spetta agli stati membri. E sono in molti nei palazzi di Bruxelles a pensare che ci siano poche possibilità che si raggiunga l’unanimità per un embargo al gas.
Solo dall’inizio dell’invasione russa ad oggi – ha ammesso l’Alto Rappresentante Ue Josep Borrell – l’Ue ha pagato 35 miliardi di euro per l’energia russa a fronte di un solo miliardo di euro inviato all’Ucraina sotto forma di aiuti.
Secondo Borrell, “la nostra indipendenza, la nostra autonomia energetica, dipende dalle energie rinnovabili e, per la prima volta, geopolitica e cambiamento climatico si stringono la mano in un obiettivo comune”.
Sarà pure così, ma il paradosso è che nel quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia si va verso uno slittamento dell’inizio dell’embargo per l’import di carbone. La proposta di rinviare l’inizio dell’embargo – che non comincerebbe così prima del mese di agosto – è stata avanzata dalla Germania.