
Ministro delle Finanze della Norvegia da pochi giorni, Jens Stoltenberg ha voluto rivolgere subito un messaggio al resto del mondo: il suo Paese, ha puntualizzato, non è un “profittatore di guerra”.
Stoltenberg è stato segretario generale della Nato per dieci anni fino all’ottobre scorso e la sua autodifesa si spiega con il posto speciale che la Norvegia occupa nei delicati equilibri europei dell’energia. Il Paese ha le più vaste riserve di petrolio e gas naturale del continente dopo la Russia e ha contribuito a compensare parte del crollo delle forniture di quest’ultima.
Ma basta ciò a giustificare l’accusa a Oslo, mossa da più parti, di essere un “profittatore” perché aumenterebbe le proprie entrate grazie alla guerra in Ucraina?
Aiuta a capirlo un’occhiata ai rapporti fra la Norvegia e il resto d’Europa in questi anni, durante i quali tutti i Paesi dell’Alleanza atlantica (meno la Turchia) hanno drasticamente ridotto gli acquisti dalla Russia.
Così il fatturato dell’export di gas norvegese è esploso dall’inizio della guerra a dicembre scorso. Ricavi quasi quintuplicati. E non perché la Norvegia abbia venduto molto di più, ma perché lo ha fatto a un prezzo molto più alto.