L’incidente nucleare c’è stato giovedì scorso. Ma parte della verità comincia a emergere ora. L’esplosione nucleare vicino alla città russa di Severodvinsk (che alcuni chiamano "Chernobyl sul ghiaccio") ha causato almeno cinque morti. I livelli di radiazione sono aumentati di 16 volte al di sopra del normale nel centro urbano di 180 mila persone.
Rosatom, il colosso nucleare russo, ha spiegato che parte delle vittime è stata scaraventata in mare dalla deflagrazione: “Il propellente del missile ha preso fuoco e successivamente è esploso, provocando un’onda d’urto che ha gettato in mare alcuni nostri tecnici”.
Anche Mosca ha confermato che l’incidente è avvenuto durante il test di un propulsore missilistico. Ma le versioni ufficiali non convincono gli esperti, che mettono in campo altre ipotesi, fra cui una, proveniente dagli Usa, secondo cui l’esplosione potrebbe essere avvenuta durante la prova di un nuovo missile nucleare da crociera, lo stesso di cui aveva parlato il presidente russo Vladimir Putin lo scorso anno. Segno che, nell’Artico, la Guerra Fredda non è mai finita.