Joseph Stiglitz, l’economista keynesiano vincitore del premio Nobel nel 2001, propone di tassare i super-ricchi con aliquote fino al 70% per contribuire a contrastare la crescente disuguaglianza.
Stiglitz mette anche in conto un’esternalità negativa. “Le persone in posizioni professionali elevate potrebbero decidere di lavorare un po’ meno se le tasserai di più. Ma d’altra parte, la nostra società guadagna nell’avere una società più egualitaria e coesa”, ha detto l’ex capo economista della Banca Mondiale.
Attualmente, l’aliquota massima dell’imposta sul reddito è pari, ad esempio, nel Regno Unito al 45% sui redditi superiori a 171.000 euro. Negli Stati Uniti, l’aliquota fiscale più alta è del 37% sui redditi più alti di 445.000 euro. In Italia è il 43% per redditi che vanno oltre i 50.000 euro.
Secondo Stiglitz, mentre un aumento dell’aliquota massima sul reddito contribuirebbe a introdurre maggiore equità, l’aumento delle tasse patrimoniali sulle fortune accumulate dai più ricchi del mondo nel corso di molte generazioni avrebbe un impatto ancora maggiore. “Dovremmo tassare la ricchezza a un’aliquota più elevata, perché in gran parte si tratta di ricchezza ereditata”, spiega l’economista.
E a ciò si aggiunga che una ricerca pubblicata da Oxfam nei giorni scorsi ha mostrato che quasi i due terzi della nuova ricchezza accumulata dall’inizio della pandemia sono andati all’1% più ricco.
Le proposte della senatrice statunitense Elizabeth Warren per una tassa del 2% sulle persone con un patrimonio superiore a 50 mln di dollari (46 mln di euro) e del 3% su quelle con più di 1 miliardo di dollari (918.000.000 mln di euro) – nella visione di Stiglitz – sono “molto ragionevoli” e potrebbero rastrellare “entrate che potrebbero alleviare alcuni problemi del nostro Paese (il riferimento è agli Usa, ndr)”.