Da un lato, le crisi del debito in Argentina e Turchia. Dall'altro, la Federal Reserve statunitense che continua ad aumentare i tassi di interesse. Sono segnali di una possibile crisi del debito globale?
La buona notizia è che il quadro economico mondiale resta forte, sebbene sia vero che numerose banche centrali, soprattutto asiatiche, hanno la pancia piena di attività in dollari.
L’Fmi, inoltre, dispone di risorse sufficienti per gestire una prima ondata di crisi, anche se include, per esempio, un paese grande come il Brasile. La preoccupazione, piuttosto, è che il Fondo possa ripetere, al momento necessario, lo stesso errore fatto in Grecia, imponendo un accordo irrealistico.
Per quanto riguarda il paese europeo più a rischio, l'Italia, è probabile che Bruxelles conceda temporaneamente la possibilità di sforare con il debito.
Al di là delle possibili concessioni che si possono riconoscere ai singoli paesi, le prove schiaccianti fornite da recenti studi supportano la visione dell’Fmi: la relazione a lungo termine tra l'alto debito pubblico e la crescita è nettamente negativa.
Anche se per il momento il rischio di una crisi internazionale sia basso, ciò non significa che la miglior scelta possibile sia proprio quella di puntare a finanze pubbliche meno disastrate. La sfida per la politica sembra essere questa. Riuscire ad aumentare la crescita evitando di finanziarla con altro debito, che ormai è in molti casi troppo alto per pensare a politiche keynesiane.